Se mi leggi sai che scrivo per i professionisti che lavorano in proprio, le micro attività, le piccole e medie aziende (PMI).
Sono costoro che, in Italia ma non solo, hanno più bisogno di essere aiutati a cambiare mentalità, uscire da decenni di pianificata mancanza di formazione sul come fare impresa e competere in uno scenario che la gabbia dei leoni è un asilo a confronto.
Fra le innumerevoli lacune che migliaia di imprenditori e professionisti vantano, ritengo che la più grande riguardi il marketing: a cosa serve e cosa è oggi, nell’era digitale.
In questo articolo rispondo a una domanda che riguarda costoro.
Si può vendere senza fare pubblicità?
Parlo della pubblicità che in Italia è sinonimo di fare marketing.
Siamo consapevoli che il marketing-mix comprende le note 4 P e che la Promozione, o pubblicità per dirla facile, non può esistere senza avere un piano di marketing?
Per capirci meglio: il piano di marketing, arte o scienza che sia, permette di prendere un insieme di decisioni; attività, azioni, cose da fare, per semplificare al massimo.
E tra queste decisioni c’è anche come strutturare il piano di comunicazione pubblicitaria.
Prima di Internet, in ogni libro sul marketing, in ogni aula universitaria o corso di formazione, veniva citata la arcinota formula del Marketing Mix, ovvero Product (prodotto), Price (prezzo), Placement (posto o distribuzione), Promotion (promozione o pubblicità).
Dammi un momento per fare una precisazione cruciale per rispondere alla domanda del titolo: “Si può vendere senza fare pubblicità?”.
Cercherò di essere conciso ma un paio di cose devi afferrarle.
A cominciare dalla sequenza degli elementi nella formula del Marketing Mix.
Non è casuale e un motivo c’è, anche se su Google troverai migliaia di pagine dove le 4 P sono scritte a caso persino sui siti di famose agenzie di marketing o esperti del settore.
Sono pignolo, è importante, altrimenti le nuove generazioni si convinceranno che decidere subito come promuovere un prodotto e dopo aggiustare la logistica e il prezzo sia ininfluente per le vendite.
In questo articolo troverai:
- elementi importanti come la sequenza corretta del Marketing Mix,
- come interpretare e capire le 4 P anche se sei titolare di una piccolissima attività,
- quali azioni di marketing e comunicazione puoi attivare senza investire in promozione e pubblicità o dotando la tua attività di uno strumento potente e utilissimo come il CRM gratuito che ti consiglio (gestore delle relazioni con i clienti – Customer Relationship Management), ma Excel va benissimo se sai usare mettere in ordine le informazioni che ti servono,
- i criteri fondamentali per suddividere i tuoi clienti attivi o potenziali in gruppi con omogenei (segmentazione o profilazione) – questo ti consentirà di creare materiali di marketing e vendita molto più efficaci perché dovrai pensarli e realizzarli per gruppi di persone con bisogni specifici, segmentazione che ti faciliterà moltissimo nella fase di ideazione. Per cominciare puoi scroprire se ti serve creare le Buyer Personas,
- Come calcolare il tuo CAC – Costo Acquisizione Cliente,
- Cos’è il Customer Lifetime Value e perché è fondamentale conoscerlo per certe tipologie di attività.
Argomenti dell'articolo
- Si può vendere senza fare pubblicità?
- Chi ha parlato per primo del Marketing Mix e delle 4 P?
- Perché devi rispettare la sequenza delle 4 P nel Marketing Mix.
- La prima P è il prodotto.
- La seconda P è il prezzo.
- La terza P è il posto.
- La quarta P è la promozione.
- Le 4 P del marketing mix forniscono un quadro di attività necessarie al processo decisionale.
- Come vendere senza fare pubblicità.
- 1. Fai Email Marketing.
- 2. Crea una conversazione periodica.
- 3. Segmenta i tuoi clienti attivi secondo i dati che possiedi.
- Tipi di segmentazione del pubblico.
- 4. Fai Referral Marketing.
- 5. Costruisci il tuo Brand sui Social Media.
- 6. Fai webinar gratuiti.
- 7. Scrivi post sul blog per fare SEO.
- 8. Diventa uno scrittore ospite.
- 9. Aiuta le persone a trovare facilmente la tua attività e le info di contatto.
- 10. Usa il passaparola.
- 11. Fai networking.
- 12. Crea partnership.
- 13. Metti a punto un Servizio Clienti coi fiocchi.
- Costo acquisizione cliente
- Quindi posso usare i social per vendere?
- Dalla lettura di questo articolo ti porti via:
Chi ha parlato per primo del Marketing Mix e delle 4 P?
Si tratta di un argomento che risale agli anni ‘40 e l’attribuzione esatta degli autori di ricerche e citazioni, non è facile.
Perfino l’intelligentone di turno, ChatGPT non lo sa e spara la prima cosa che trova perchè questo sa fare “trovare”: “Il concetto delle “4 P del Marketing Mix” è stato introdotto per la prima volta da E. Jerome McCarthy nel 1960.”
Invece Wikipedia in inglese ci dice qualcosa di più sul Marketing Mix, non sulle 4 P.
“Le origini delle 4 P risalgono alla fine degli anni ’40. La prima menzione nota di un mix è stata attribuita a un professore di marketing all’Università di Harvard, il prof. James Culliton. Nel 1948, Culliton pubblicò un articolo intitolato The Management of Marketing Costs in cui Culliton descrive i marketer come “miscelatori di ingredienti”. Alcuni anni dopo, il collega di Culliton, il professor Neil Borden, pubblicò un articolo in retrospettiva che descrive in dettaglio la storia iniziale del marketing mix in cui affermava di essere stato ispirato dall’idea di Culliton di “mixer” e si attribuiva il merito di aver reso popolare il concetto di “Marketing Mix.”
Torniamo alle 4 P e perché la loro sequenza può e deve essere solo quella iniziale.
Un libercolo introvabile dal titolo La scoperta del marketing scritto da Franco Tagliente, scovato sotto una pila di volumi studiati secoli fa, mi ha ispirato questo articolo che ha lo scopo di chiarire quattro semplici concetti che ogni imprenditore, lavoratore autonomo, professionista, commerciante deve conoscere per svolgere la sua attività:
- fare marketing non significa fare promozione e viceversa,
- le attività di promozione sono una parte del marketing-mix e non viceversa,
- si può avere un piano di marketing senza fare promozione o pubblicità,
- non si può fare promozione senza aver creato un piano di marketing.
La scoperta del marketing, uscito in edicola come supplemento al nr. 41 di Marketing Espansione, rivista mensile uscita nell’ottobre del 1990, testo di Franco Tagliente e illustrazioni di Gianni Ambrogio.
Perché devi rispettare la sequenza delle 4 P nel Marketing Mix.
Sarò ermetico: se non rispetti la sequenza delle 4 P fai un casino, butti via denaro finché ce n’è in cassa e sotto il materasso e presto o tardi ti staccano la corrente. Stop!
Infatti, se rispetti la sequenza delle 4 P puoi avere un fantastico piano di marketing, produrre e vendere e non diventare un’azienda che sopravvive e non spendere un centesimo in promozione o pubblicità oppure farlo, e questo è ovviamente più realistico del “gratis” con un budget ridotto all’osso – ora ti spiego come e perché.

Seguimi attentamente perché userò dei paradossi per farti capire come funziona veramente il marketing.
La prima P è il prodotto.
Vale se crei scarpe su misura, vendi creme snellenti, fai la fisioterapista o l’idraulico.
Produci calzature su misura? In teoria, non ti servono Prezzo, Posto, Promozione. Infatti, se hai un piccolo laboratorio e cominci a fare scarpe su misura per i commercianti vicino a te, saranno loro con il passaparola a portarti nuovi clienti.
La seconda P è il prezzo.
Il prezzo è importante? Teoricamente no, perché, e cito un caso “limite”, se al posto di denaro accetti il baratto, non devi stabilire un prezzo in senso letterale. Ripeto è un caso limite ma dimostra che il prodotto, di per sé, sarebbe sufficiente a sostenere la tua attività. Ovviamente i tuoi primi clienti vorranno pagare in contanti quindi devi aver valutato il prezzo medio di mercato di calzature uguali alle tue, devi decidere se vuoi posizionarti nella fascia alta del mercato, ovvero vuoi clienti alto-spendenti o basso spendenti e questo è determinato dal rapporto prodotto-percezione della qualità-prezzo. È il prezzo che determina il tipo di cliente? Certamente è una leva ma non la sola perché a prezzo alto deve corrispondere la percezione di alta qualità da parte del cliente. Però anche il modo in cui il prodotto viene presentato, il packaging è un elemento di distinzione che influenza la percezione. Mi fermo qui perché hai già capito che non è tutto facile come vogliono farti credere.
La terza P è il posto.
Per posto o distribuzione si intendono le attività necessarie a far giungere un prodotto all’acquirente. Può essere il luogo fisico nel quale il cliente deve recarsi per acquistare il prodotto oppure anche un sistema di distribuzione come le vendite a domicilio o, nel mondo digitale, l’e-commerce. Anche qui, teoricamente potresti creare le tue calzature anche nel sottoscala di casa tua senza dover per forza pagare l’affitto di un negozio o laboratorio. Ma anche qui siamo nel paradosso a scopo dimostrativo.
La quarta P è la promozione.
Qui casca l’asino. Come ho già scritto, moltissimi mettono prima la promozione e poi la distribuzione. Ho trovato un pdf di Largo Consumo (nientedimeno) che cita la sequenza: Prodotto, Posto, Promozione, Prezzo lasciando così intendere a chi è digiuno di marketing che si possono mescolare a caso e ottenere il medesimo risultato. Inoltre, di grafici dove le 4 P sono mescolate a caso Internet è pieno.
Tuttavia, è oltremodo facile smentire chi fa questo errore. Se decidi di promuovere le tue calzature fatte su misura con un volantino, cosa scriverai “vendita calzature su misura in Via Sconosciuta”? Cosa risponderai quando un potenziale cliente ti chiederà se può acquistarle in un negozio nella sua città? Non lo so! Forse un giorno! Anche la modalità di distribuzione incide sugli altre tre elementi perché pagare l’affitto di un negozio costa di più che attivare un eCommerce – anche il costo fisso dell’affitto come gli altri costi di produzione e distribuzione, contribuisce a determinare il prezzo di vendita.
Le 4 P del marketing mix forniscono un quadro di attività necessarie al processo decisionale.
In parole povere, prima di decidere il prezzo devi aver creato il prodotto o il servizio. Prima di stabilire come distribuire il prodotto o servizio devi aver creato il prodotto e stabilito il prezzo. Prima di fare pubblicità devi aver creato il prodotto o il servizio, stabilito il prezzo, identificato i vari metodi e luoghi fisici e/o virtuali dove sia possibile acquistare il prodotto o servizio.
Infine, prima di attivare qualsiasi forma di promozione (no, la promozione non significa offerta o sconto) devi aver creato un piano che comprenda tutti i mezzi e i materiali di marketing, cioè gli strumenti di comunicazione con funzione di vendita. Solo allora devi decidere se fare pubblicità, azioni di Pubbliche Relazioni, acquistare spazi pubblicitari su mezzi cartacei o digitali, in televisione, radio, fare Marketing Diretto, attivare campagne sconto con specifici obiettivi, eccetera.
Come vendere senza fare pubblicità.
Fare pubblicità, come lo intende la maggioranza dei micro, piccoli e medi imprenditori italiani è una cosa che sanno e possono fare tutti.
È sempre stato così? Anche quando vendevo spazi pubblicitari per riviste, quotidiani, ferrovie e radio, negli ottanta e novanta, ricordo che la maggioranza dei piccoli imprenditori aveva questa convinzione.
È sufficiente aprire un profilo Facebook, regalare valanghe di soldi a Mark Zuckerberg che in cambio ti farà ottenere clienti ai quali non frega nulla di te perché non sanno chi sei ma cliccheranno ugualmente sul tuo annuncio e ti lasceranno i loro dati per dirti che si sono sbagliati, che non sono interessati, che pensavano di…credevano di… non hanno tempo… non hanno capito bene, eccetera.
A quel punto penserai che la pubblicità sui social non funziona e la gente non guarda la pubblicità. Sbagliato!
La pubblicità brutta, noiosa, insignificante, fatta male non funziona!
Contrariamente a quanto affermano i super esperti, oggi la massa guarda la pubblicità quando è incuriosita, attratta da titoli, belle immagini eloquenti, video coinvolgenti, promesse che attivano bisogni reali o latenti, eccetera, eccetera.
È sempre più difficile incuriosire e creare annunci che generano lead qualificati, sono d’accordo.
Quindi cosa facciamo smettiamo di essere visibili e speriamo nel miracolo?
Quando hai creato un posizionamento che funziona il tuo prodotto soddisfa bisogni, interessi, esigenze, mantiene le promesse che hai fatto.
La tua audience è quella giusta per il tuo mix fatto di prodotto+prezzo+posto e, soprattutto, il cliente vive un’esperienza soddisfacente; allora puoi vendere senza fare costose campagne pubblicitarie.
Attenzione a quello che stai per leggere!
Anzi, potresti perfino smettere di fare pubblicità ai tuoi prodotti e servizi, se hai saputo costruire un database profilato bene di lead, potenziali clienti, clienti attivi, acquirenti e referral ai quali puntualmente fai arrivare contenuti di valore creati appositamente per ogni segmento.
Esistono mezzi per stabilire una connessione forte basata su valori come autorevolezza, fiducia, notorietà di marca, Personal Branding ecc.,?
C’è un modo per dialogare con potenziali clienti “caldi o quasi caldi” e non “completi sconosciuti”, i “clienti freddi” che trovi sui social?
Il primo in lista è il Mail Marketing, parente non troppo lontano del Marketing Diretto cartaceo, quello che 30 anni fa riempiva la cassetta della posta.
Ecco un elenco ragionato per iniziare subito col piede giusto e non investire un centesimo in annunci a pagamento.
Resta inteso che le attività elencate non sono completamente gratis, sia che la faccia tu oppure che le affidi a professionisti esterni.
Anche se le fai tu impieghi tempo e il tuo costo orario è un costo reale, anzi, più che reale perché in genere, il boss, costa di più di un dipendente.
Se non altro per le ore che passa in azienda che non si contano mai.
1. Fai Email Marketing.
Raggiungi le persone nella loro casella di posta, quando loro sono libere di leggerti e disposte a prestare attenzione, cioè quando vogliono sapere cosa hai da dire circa i loro problemi, interessi, esigenze, eccetera.
Come faccio a fare Email Marketing se non ho un database profilato di potenziali clienti? Compro il database? NO. Vai al punto 2 e 3.
2. Crea una conversazione periodica.
Condividi contenuti pesanti, che interessano veramente i tuoi clienti attuali che già devi conoscere come le tue tasche, e scordati di provare a vendere ad ogni invio. Ci vuole un funnel creato appositamente per ogni tipologia di contatto perché non puoi trattare clienti, acquirenti, lead o referral tutti allo stesso modo. Ognuno si trova in un punto diverso del Customer Journey.
3. Segmenta i tuoi clienti attivi secondo i dati che possiedi.
Come fai a segmentare? Ogni attività ha uno strumento potentissimo che praticamente nessuno usa come si deve. È l’Anagrafica Clienti – per quasi tutti solo un mucchio di info di contatto che al contrario deve essere pensato e usato in funzione di marketing e vendita.
Che vuol dire? Che devi conoscere tutto il possibile dei tuoi clienti, dalla data del compleanno alla professione, da quando sono preferibilmente a casa a quanti figli hanno, da dove fanno le vacanze a quale ristorante preferiscono.
Perchè tanta robbba? A che mi serve, dirai. Serve a creare contenuti che catturino l’attenzione perché riguardano i clienti da vicino, contenuti che “risuonano” nella loro testa perché parlano di loro, dei loro sogni, bisogni e della vita quotidiana.
Attenzione!
Le informazioni necessarie a segmentare la tua audience puoi facilmente reperirle dai tuoi clienti attivi (chi ha già acquistato una volta) e dagli acquirenti (chi ha acquistato più volte).
Tipi di segmentazione del pubblico.
Segmentazione Geografica (nazione, regione, città, codice postale)
Segmentazione Socio-demografica (età, genere, reddito, livello di istruzione, etnia, nazionalità, professione
nucleo familiare, altri dati della segmentazione culturale come lo stile di vita, le abitudini, le preferenze alimentari)
Segmentazione Comportamentale e d’uso (come usa un prodotto o servizio, abitudini di spesa, abitudini di acquisto, abitudini della ricerca di informazioni per gli acquisti, esperienza d’uso di prodotti e servizi)
Segmentazione Psicografica (modalità di profilazione più indicata per aziende che dispongono di un budget per accedere a studi e ricerche più sofisticati. Un esempio di criteri di questa profilazione viene dalla tipologia di consumatori divisi in Innovatori, Early adopters, eccetera.
4. Fai Referral Marketing.
Chiedi ai clienti soddisfatti di consigliare il prodotto o servizio a conoscenti o amici. Ma non basta chiedere gentilmente! Studia un messaggio accattivante e non banale per chiedere via email di fare Referral Marketing ai tuoi contatti. Per certe tipologie di audience potrebbe funzionare poco, ma solo se ti aspetti un risultato straordinario da contatti ai quali non ha inviato uno straccio di messaggio negli ultimi 2 anni. Per altre è opportuno collegare una sorta di “premio”.
Per approfondire sul Referral Marketing leggi il post con esempi Come gestire i clienti
5. Costruisci il tuo Brand sui Social Media.
Crea contenuti per un’audience che conosci. Non comprare annunci: compra manuali di copywriting oppure paga un esperto in materia che crei un piano editoriale e usi ogni social media nel modo che crea il maggior livello di engagement. Sai qual è il livello di interazione su Facebook per i post che contengono link che inviano all’esterno, come i link al tuo blog? 0,07% (fonte: socialinsider.io)
6. Fai webinar gratuiti.
Uno strumento fantastico per ogni tipo di attività perché le persone adorano imparare direttamente da esperti nella materia che li interessa. Usai canali come gli eventi su LinkedIn per promuovere i tuoi webinar o altri social e, ovviamente, invia un invito alle liste di contatti più appropriate che hai nel tuo CRM (Customer Relationship Manager). Sendinblue è facilissimo da usare, gratis per piccole attività e fa una montagna di cose e lo puoi integrare con il tuo blog WordPress.
7. Scrivi post sul blog per fare SEO.
Cioè per ottimizzare il tuo sito o blog per i motori di ricerca. Questo tema richiederebbe molto più spazio perché non basta scrivere la prima baggianata piena di parole chiave cercando di vendere prodotti e servizi che i tuoi lettori non hanno mai visto o sentito nominare. Ma funziona.
Anche se hai appena avviato un piccolo eCommerce, usa il blog per aumentare il traffico, dai moltissime informazioni non solo su ciò che vendi ma sugli argomenti legati ai tuoi prodotti, aiuta i potenziali clienti a capire il funzionamento di prodotti particolari e crea una community che ti segue anche se non compra ogni 10 secondi.
Esistono applicazioni che costano pochi euro e ti aiutano a trovare le “parole chiave a coda lunga” come Keyword Researcher Pro oppure usa applicazioni di Intelligenza Artificiale. NO, non per scrivere post, bensì per trovare co-occorrenze, ontologie laterali, sinonimi e argomenti correlati al tema del tuo blog e cominciare a migliorare la tua strategia SEO.
8. Diventa uno scrittore ospite.
Intendo dire che devi scrivere guest post su blog di altri. No, non dei concorrenti. Scrivi su un altro sito web che integri il tuo brand. Aiuta a far conoscere il tuo nome e il tuo marchio e ciò che fai. Fare link-building non è una roba da cuggini ma se hai assunto un bravo consulente ti aiuterà a capire quanto possa portare traffico, notorietà e conversione al tuo sito. I guest post aiutano a creare backlink (link naturali) verso il tuo sito e non dare ascolto a chi dice che sono una leggenda e non servono più. Esperti SEO come Amin El Fadil ti dimostreranno il contrario.
9. Aiuta le persone a trovare facilmente la tua attività e le info di contatto.
La solita informazione che darai per scontata perché non sai che nella pagina contatti mancano info di contatto preziose oppure sui tuoi profili social che dopo anni sono ancora incompleti. Prenditi del tempo per controllare tutti, ripeto, tutti i post dove devono essere chiare e complete le tue info di contatto e possibilmente aggiunti link ai social, a pagine con offerte, eccetera. È sempre più importante per i motori di ricerca sapere chi sei veramente e questo vuol dire aggiorna la pagina Chi sono e scrivi le tue competenze e dimostrale con attestati veri e riferimenti. Non frega a nessuno sapere che “da 15 anni mi occupo di…” e non serve a niente dal punto di vista del marketing e della comunicazione.
10. Usa il passaparola.
Affidati alla tua rete di contatti e alla loro capacità di condividere il tuo prodotto o servizio con amici e parenti.
Attenzione, credi di saperlo fare perché sembra così facile? Sei sulla strada sbagliata. Il passaparola attivo o referral marketing, quello generato attraverso una serie di azioni di comunicazione, è forse la cosa più difficile da fare per i piccoli imprenditori, proprio perché ha tutta l’aria di essere facile come dire: “Grazie di aver comprato da me e parlane coi tuoi amici!” Leggi il post linkato per capire come funziona.
11. Fai networking.
Online sui social come LinkedIn e anche offline. Partecipa a eventi di networking per incontrare potenziali clienti e costruire relazioni durature.
12. Crea partnership.
Stringi accordi con altre aziende o influencer che possono promuovere il tuo prodotto o servizio al loro pubblico.
13. Metti a punto un Servizio Clienti coi fiocchi.
Offri un eccezionale servizio al cliente che porti a recensioni positive e referral. L’esperienza del cliente, cioè il modo in cui i clienti percepiscono le loro interazioni con l’azienda, con il prodotto, con il servizio, è diventata persino più importante del prodotto o del servizio stesso.
Un esempio: se il tuo centro estetico impiega le più brave estetiste del mondo ma una cliente vive un’esperienza che percepisce come negativa o insoddisfacente perché in quel momento c’è rumore, ha dovuto aspettare a lungo prima che qualcuno si occupasse di lei, il luogo è troppo caldo o troppo freddo, la clientela non è quella con la quale desidera identificarsi, nella sua mente il tuo centro estetico finirà in fondo alla lista dei centri estetici dove andare e certamente ti farà una pessima pubblicità.
Questo è un punto sul quale ti chiedo di fare molta attenzione perchè i servizi alla persona dipendono quasi interamente dai referral e non puoi fingere che non ti freghi niente di perdere una cliente o scontentarla.
Se te ne freghi vuole dire che non conosci il tuo costo di acquisizione cliente che, posso garantirti, è molto più alto rispetto al costo per il mantenimento di un cliente.
Per vendere senza fare pubblicità o per stabilire un budget minimo annuale per le azioni di marketing, devi conoscere il tuo Costo Acquisizione Cliente.
Costo acquisizione cliente
Poiché l’ho citato mi sembra giusto scriverci su due righe. La regolina che tutti i blog si copiano a vicenda è la seguente:
Costo Acquisizione Cliente (CAC) = Spese di acquisizione clienti diviso numero di clienti acquisiti.
Perciò se in un anno hai speso 2.400 euro e hai acquisito 60 clienti nuovi, il CAC per singolo cliente è 40 eur.
Ma non è questo che volevo mostrarti perché lo fanno tutti.
Ciò che volevo farti notare è il CAC medio per settore, poiché ogni settore ha un suo parametro “medio” che ti offre una seppur vaga idea del CAC di alcuni settori.
Ovviamente si tratta di dati di provenienenza non italiana, perché qui siamo solo capaci di insegnare la regolina del calcolo del CAC ma finisce lì.

Viaggi: $7
Vendita al dettaglio: $ 10
Beni di consumo: $ 22
Produzione: $ 83
Trasporti: $ 98
Agenzia di marketing: $ 141
Finanziario: $ 175
Tecnologia (hardware): $ 182
Immobiliare: $ 213
Banche/Assicurazioni: $303
Compagnie telefoniche: $ 315
Tecnologia (software): $ 395
Ti sembra tanto spendere 315 dollari per acquisire un cliente nel settore telefonia che probabilmente in un anno ti rende almeno 5 volte tanto?
Uno studio commissionato da YouGov a Coopervision.co.uk sulla soddisfazione degli clienti degli ottici nel Regno Unito, riporta che in tutti i settori acquisire un nuovo cliente è da sei a sette volte più costoso che mantenerne uno esistente.
Ma ecco il punto: conoscere il Costo di Acquisizione Cliente è abbastanza inutile se non lo si confronta con il Customer Lifetime Value (LTV).
Il costo di acquisizione del cliente varia in base al settore e alle strategie utilizzate. Ma un buon modo per confrontare il tuo CAC è confrontarlo con il Customer Lifetime Value. Gli esperti affermano che un rapporto ideale tra LTV e CAC sia 3:1
Cos’è il Customer Lifetime Value? È la quantità di denaro spesa da un cliente per acquisare prodotti o servizi, sia online che offline, durante tutta la durata del rapporto tra chi vende il prodotto o fornisce il servizio e il cliente medesimo.
Per capirci torniamo al centro estetico già citato.
Un cliente potrebbe acquistare un pacchetto di trattamenti per la durata di sei mesi mentre un altro cliente potrebbe decidere valutare se cambiare il centro estetico di fiducia acquistando un solo trattamento perchè in offerta prova!
È ovvio che i due clienti avranno un valore di LTV assai differente e che il CAC cambierà di conseguenza.
La più colossale falsità del XXI secolo.
I social sono nati per promuovere interazione fra le persone. Poi sono diventati luoghi di intrattenimento.
Oggi sono luoghi dove ognuno pubblica tutto quello che gli passa per la testa, vuota o piena che sia. Ciononostante restano luoghi dove le persone non vanno primariamente per acquistare.
Questo ti dice che, per usare i social senza dover comprare annunci a pagamento, devi capirne la natura di ognuno e usarne gli strumenti in grado di generare più interazioni possibile. Su Instagram oggi funzionano i reel. Fra 6 mesi potrebbero tornare di moda le immagini o i caroselli.
Vuoi la dimostrazione che i social non sono fatti per vendere?
Sette anni fa ho avviato un mio progetto su Instagram per testare funzionalità e strategie di comunicazione, quindi mi sono preso tutto il tempo del mondo.
Con 39 post ho acquisito 2.330 follower, totale al 31 gennaio 2023. Le persone continuano a iscriversi anche al canale Facebook nonostante io non pubblichi post da mesi.
Ovviamente se sei qui per scoprire come ottenere centomila fans in 10 giorni anche se sono tutti fake, i miei numeri ti faranno ridere.
Il punto è un altro. Con un pugno di post ho acquisito oltre duemila potenziali clienti che volontariamente si sono dimostrati interessati ai miei contenuti e che hanno visitato il sito il quale, tra l’altro, è ancora in fase di costruzione ma che invita la persone a iscriversi per essere informate appena è online e operativo. Ogni settimana ricevo due o tre notifiche di nuove iscrizioni. Nonostante ci sia solo un mini form e una CTA in tre lingue. Niente di più.
Questo ti dice che allorché argomento (soluzione a un problema, interesse o esigenza, ovvero la PIE), contenuti e comunicazione sono coerenti con le aspettative della tua audience, puoi creare una comunità perfino se non hai un sito web e pubblichi contenuti una volta al mese!
Dalla lettura di questo articolo ti porti via:
- Come segmentare i tuoi clienti anche se sei un professionista che lavora in proprio oppure hai una micro, piccola o media attività senza bisogno di investire in un database quasi certamente usato male da chi lo ha già utilizzato prima di te, perciò usandoli rischi di farti tanto male e nel caso fosse anche super aggiornato resta un DB di persone che non sanno nulla di te, come potrebbero rispondere positivamente all’email di uno sconosciuto?
- Quali strumenti gratuiti e mezzi di comunicazione puoi impiegare da subito per trovare potenziali clienti e convertirli in clienti attivi senza investire un centesimo in pubblicità a pagamento.
- Come calcolare il tuo Costo Acquisizione Cliente (CAC)
- Cosa fare per raccogliere tutti i dati dei tuoi clienti usando un CRM e come usarlo per creare da subito una connessione periodica con persone che aspettano solo di conoscerti meglio o chiederti informazioni.
- Come trovare le parole chiave a coda lunga per iniziare subito a scrivere articoli per il tuo blog aziendale o per il blog del tuo ecommerce se ancora non lo hai attivato.
Fonti esterne:
- coopervision.co.uk – How satisfied are customers with UK Opticians?
- demandjump.com – Customer Acquisition Costs by Industry: What’s a Good CAC?
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